Il libro ​'Roots' di José Parlá attinge alla storia famigliare dell'artista, immigrata da Cuba, e riflette sul ruolo delle minoranze in America. Parlá produce un paesaggio gestuale con caratteri sovrapposti, geroglifici, e parole nelle superfici delle sue tele e sculture, capaci di veicolare e trasmettere profondi valori. I titoli hanno spesso significati ironici e rimandano a luoghi e momenti specifici, diventando quindi le chiavi per decodificarne il messaggio.

José Parlá (nato nel 1973) ha riscosso un ampio consenso di critica per le sue opere sospese tra astrazione e arte calligrafica. La sua cifra stilistica è caratterizzata dalla sovrapposizione di strati di pittura, disegni e storie che evocano contesti urbani. Proprio per questo Parlá è definito un documentarista della vita cittadina. In Medias Res, la seconda mostra personale di Parlá alla Bryce Wolkowitz Gallery di New York ha aperto a Chelsea nel 2014. Nel 2012 l’11° Biennale dell'Avana ha selezionato ed esposto il progetto The Wrinkles of the City: Havana, Cuba, una collaborazione tra Parlá e l’artista francese JR. Quest’ultimo progetto è stato esposto nel 2013 al Bryce Wolkowitz Gallery. Nel 2014 Parlá ha ricevuto l’incarico di creare un dipinto murale lungo 30 metri intitolato ONE: Union of the Senses per l'ingresso del One World Trade Center.

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