Nata nel 1924 nell'antica città persiana di Qazvin, Monir Shahroudy Farmanfarmaian trascorre la sua infanzia in una grande casa antica ricca di vetri colorati, dipinti murali e usignoli. Diventata maggiorenne durante la Seconda Guerra Mondiale, lasciò l'Iran occupato e partì audacemente per New York, dove fu rapidamente assorbita dalla fiorente avanguardia della città. Nei decenni successivi, durante i successivi esili a Teheran e a New York, Farmanfarmaian ha sviluppato una pratica artistica intuitiva ma accuratamente realizzata in mosaico di specchi e vetro dipinto al contrario, che unisce i motivi cosmici della sua eredità iraniana con i ritmi della moderna astrazione geometrica occidentale. Questo libro è la prima indagine sostanziale sulle acclamate opere geometriche di Farmanfarmaian e contiene un'intervista approfondita di Hans Ulrich Obrist; saggi critici di Nader Ardalan, Media Farzin e Eleanor Sims; i calorosi omaggi degli amici di Farmanfarmaian Etel Adnan, Siah Armajani, caraballo-farman, Golnaz Fathi, Hadi Hazavei, Susan Hefuna, Aziz Isham, Rose Issa, Faryar Javaherian, Abbas Kiarostami, Shirin Neshat, Donna Stein e Frank Stella; un estratto da The Sense of Unity: The Sufi Tradition in Persian Architecture di Nader Ardalan e Laleh Bakhtiar (1973); e una cronologia commentata della vita di Farmanfarmaian di Negar Azimi.
"Un modello per l'artista del XXI secolo". -Hans Ulrich Obrist

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